La prospettiva reale di
una società mediamente sempre più "vecchia" deve prendere in considerazione la
necessità del prolungamento di condizioni di salute orientate all'autonomia. In
caso contrario, il sistema socioeconomico avrà sempre maggiori difficoltà nel
sostenere il carico di persone con graduale riduzione della capacità di
affrontare gli stress ambientali e sociali, perchè indebolite dall'insorgenza
del concatenarsi di patologie e sempre più "isolate", sino alla perdita di
autonomia fisica e psichica e incapaci di padroneggiare la propria vita.
Lo scopo del nostro convegno è
quello di individuare delle linee guida comportamentali e metodologiche,
finalizzate a migliorare la qualità della vita e la salute degli over65,
favorendone il loro invecchiamento attivo.
Partendo dalla sarcopenia
affronteremo varie metodologie riferite all'invecchiamento e agli anziani
"fragili". L'inattività fisica è un fattore di rischio fondamentale per le
malattie non trasmissibili, quali le patologie cardiovascolari, i tumori e il
diabete. L'attività fisica al contrario apporta benefici significativi alla
salute e contribuisce a prevenire le malattie non trasmissibili. Nel mondo, un
adulto su tre non è sufficientemente attivo. Nel 56% degli Stati membri dell'OMS
(Organizzazione mondiale della Sanità) sono in atto politiche per contrastare
l'inattività fisica. Ad oggi si contano circa 210 milioni di cittadini Europei
totalmente inattivi, un fardello che pesa sulle casse EU per oltre 80 miliardi
di €/anno. Gli Italiani sono i più sedentari dopo gli Inglesi (ormai fuori
dall'UE). L'inattività fisica è il quarto più importante fattore di rischio di
mortalità a livello Europeo e Mondiale e causa il 6% di tutti i decessi. E'
superato soltanto dall'ipertensione sanguigna (13%) e dal consumo di tabacco
(9%) e si attesta allo stesso livello di rischio dell'iperglicemia (6%). Circa
3,2 milioni di persone muoiono ogni anno perché non sono abbastanza attive.
L'inattività fisica è in aumento in molti paesi, rendendo più pesante il carico
delle malattie non trasmissibili e ripercuotendosi negativamente sulla salute. Le persone insufficientemente attive
presentano un rischio di mortalità dal 20% al 30% più elevato rispetto a
persone moderatamente attive.
L'inattività fisica è la causa principale di circa:
- il 21-25% dei tumori della mammella e del colon;
- il 27% dei casi di diabete;
- il 30% delle malattie cardiache ischemiche.
I livelli di inattività fisica sono aumentati in Europa e in
tutto il mondo. Livelli di attività fisica bassi o in calo corrispondono spesso
a un prodotto nazionale lordo elevato o in crescita. La diminuzione
dell'attività fisica è dovuta in parte alla sedentarietà durante il tempo
libero e a comportamenti simili in casa e sul lavoro. Allo stesso modo,
contribuisce all'inattività fisica anche un incremento dell'utilizzo di mezzi
di trasporto cosiddetti "passivi".
Diversi fattori ambientali collegati all'urbanizzazione possono
scoraggiare le persone dal diventare più attive, ad esempio:
- paura della violenza e del crimine nelle aree all'aperto;
- alta densità di traffico;
- cattiva qualità dell'aria, inquinamento;
- assenza di parchi, piste ciclo-pedonali, marciapiedi e
impianti sportivi e ricreativi.